La Divina Commedia di Dante Alighieri Inferno Canto I. Note al Canto!
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Dante Alighieri nell'enciclopedia La Divina Commedia nell'enciclopedia I Grandi Classici Cultura Didattica Educazione LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (INFERNO) - CANTO INel mezzo del cammin di nostra vita Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto, Temp' era dal principio del mattino, Ma tu perché ritorni a tanta noia? Ond' io per lo tuo me' penso e discerno NOTE AL CANTO I(1) Nel mezzo, ecc.: «Dante stabilisce nel suo Convito che il mezzo della vita degli uomini perfettamente naturati è nel trentacinquesimo anno (Tratt. IV, cap. 23). Di tale mezza età deve qui intendersi, ed egli dee averla scelta per questo viaggio (che in realtà non è che un viaggio della mente o meditazione) allusivamente alle parole del re Ezechia: Ego dixi in dimidio dierum meorum: Vadam ad portas Inferi (Isai. 38, v. 10), che, giusta l'interpretazione di San Bernardo (Serm. de Cantico Ezechioe), indicano l'aiuto della divina grazia, per cui l'uomo dimezza i giorni suoi e dopo data una parte al male, Inferni metu incipit de bonis quaerere consolationem» (Lombardi). «Il momento in cui comincia l'azione del Poema, è la notte precedente al venerdì santo, cioè la notte dal 24 al 25 marzo: il momento in cui termina, è l'ottava di Pasqua; cosicché tutta l'azione dura dieci giorni. Questo 25 marzo del 1300 (stile comune a Nativitate), la cui mattina Dante, uscito dalla selva, si trova appiè del colle, è il primo giorno del nuovo secolo, cioè dell'anno 1301, contando gli anni ab Incarnatione, siccome usavano alcuni degli antichi, e fra essi i Fiorentini. E che Dante, pur in particolare, contasse gli anni ab Incarnatione, lo dice egli stesso esplicitamente al canto XVI, v. 34 e segg. del Paradiso» (Fraticelli).(2) selva oscura: «coll'immagine di questa oscura selva il Poeta rappresenta nel senso morale e teologico lo stato di un'anima avvolta nei vizj, e priva del lume della grazia celeste; e nel senso storico e politico la miseria e la confusione, nella quale era l'Italia, afflitta dal parteggiare dei Guelfi e de' Ghibellini» (Fraticelli). (3) che la diritta via era smarrita: «perch'io avevo smarrita, ecc.» (Tommaseo). (4) dura: difficile e penosa. (5) selva selvaggia: incolta e disabitata; aspra: intricata; forte: difficile a superare. (7) amara: il Blanc riferisce questo epiteto alla selva e l'avverbio vi ripetuto nei vv. 8 e 9 conforta il suo parere. (9) Leggiamo altre col Blanc, e non alte. Egli spiega: «Benché duro e contrario mi sia il parlare della selva selvaggia, tuttavia a trattare del bene ch'ivi trovai, voglio vincere la ripugnanza e dire delle altre cose che vi scorsi». Leggendo alte abbiamo un aggettivo vano, sospeso in aria, dal quale non deriva alcun senso determinato. (11) pieno di sonno: «è il sonno onde viene occupata l'anima quando abbandona e dimentica Iddio: sant'Agostino disse: "Somnus animae est oblivisci Deum"» (Giuliani). (12) la verace via fu smarrita da Dante alla morte di Beatrice avvenuta nel 1290. Vedi Purgatorio, XXX, 124-132. (17) Nel sistema tolemaico il sole era un pianeta. (19-21) lago del cor: appella Dante quella cavità del core ch'è ricettacolo del sangue, e che dall'Harvey con somigliante frase è detta sanguinis promptuarium et cisterna (De mot. cord., cap. 4). Il Boccaccio: «E' nel cuore una parte concava, sempre abbondante di sangue, nella quale, secondo l'opinione d'alcuni, abitano li spiriti vitali, e di quella, siccome di fonte perpetuo, si ministra alle vene quel sangue e il calore, il quale per tutto il corpo si spande: ed è quella parte ricettacolo di ogni nostra passione; e perciò dice che in quello gli era perseverata la passione della paura avuta»; pieta: dolore da indurre pietà» (Tommaseo). (22) con lena affannata: con respiro affrettato dall'angoscia; ...e quell'angoscia - che m'avacciava un poco ancor la lena (Purgatorio, IV, 115-116). (23) uscito fuor del pelago a la riva: scampato alla tempesta; pelago: «è l'alto mare, e qui è preso per mar grosso, burrascoso» (Giuliani). (27) che non lasciò già mai (uscire di sé) persona viva. (30) sì che 'l piè fermo, ecc.: «Andando come si va per le piaggie che il piè fermo è sempre nel basso» (Buti). «Il Poeta intende salire un monte erto, malagevole a guadagnare; poiché solo chi monta un'altezza molto erta trascinasi dietro del continuo l'uno dei piedi, mentre si avanza coll'altro; e in salita leggiera il piè che si ferma e quel che si move, stanno a vicenda quando l'uno, quando l'altro più basso» (Blanc). (31) Ed ecco: quando aveva fatti pochi passi su per l'erta, ecc.; erta e piaggia son quasi sinonimi, ma quella, è più ripida. (32-33) lonza: lat. lynx. Il Blanc dice non poter definire se Dante intendesse della lince, della pantera o del leopardo; leggiera: agile; maculato: di color varia. «la lonza, il leone e la lupa significano nel senso morale l'invidia, la superbia e l'avarizia, che si oppongono all'uomo nel conseguimento della virtù (cfr. Inferno, c. VI, v. 74-75); e nel senso politico, le tre principali potenze guelfe che tenevano l'Italia divisa, ed ostavano all'autorità imperiale, e per conseguenza al ristabilimento dell'ordine e della pace. La lonza è Firenze divisa in Bianchi e in Neri; il leone la casa reale di Francia; la lupa la Curia romana, o la potenza temporale dei papi» (Fraticelli). (36) ch'i' fui per ritornar, ecc.: tanto che più volte io fui volto (mi voltai) per tornare indietro. (37) dal principio: al principio. (38) e 'l sol montava 'n su con quelle stelle, ecc.: intendi e spiega: E il sole sorgeva, ascendeva sul nostro orizzonte, essendo congiunto col segno dell'ariete, siccome allora, quando Iddio impresse il primo movimento a quelle cose celesti. Dante s'attiene all'opinione che il mondo avesse principio di primavera, quando il sole dimorava in Ariete. (42) a la gaetta pelle: Blanc spiega: «la gaietta pelle, l'ora del tempo e la dolce stagione mi davano cagione a bene sperare, a nutrire buona speranza, ad esser di buon ardire per vincere la paura; al che ottimamente accordasi l'altro verso: ma non sì, che paura non mi desse». (46) venesse: venisse. (47) con la test'alta: «due condizioni li dà di ferocia: l'altezza della testa che manifesta l'audacia del nuocere, e la rabbia della fame che dimostra la volontà del nuocere» (Buti). (50) sembiava: sembrava. (52-54) mi porse tanto di gravezza: mi turbò tanto; con la paura, ecc.: era sì orribile nell'aspetto che metteva paura; ch'io perdei la speranza: di potere pervenire alla sommità del monte. (56) face: fa. (57) che 'n tutt'i suoi pensier, ecc.: più forte nelle Rime: «Mi pianse ogni pensiero, Nella mente dogliosa». (60) mi ripigneva là, dove 'l sol tace: mi respingeva nel buio. Catone parla della tacita luna nel De re rustica, XXIX: Evehito luna silenti. Il Lamennais osserva: «una certa analogia tra le sensazioni percette dai diversi sensi ha introdotto tali locuzioni in tutte le lingue. Si trova nei latini: "Clarescunt sonitus, rumore accensus amaro, volvitur ater odor." ecc.; in francese: "une voix sourde, un doux rayon, une brillante harmonie, une teinte chaude"». (63) chi per lungo silenzio, ecc.: «Dante vede dalla lunga un fantasma, e spera naturalmente sia per venirgli in soccorso; ma perché ciò non accade subito, ché anzi l'ombra si arresta a lungo in silenzio, egli ne conchiude che debba essere fiacco, lasso, al che si accorda assai bene l'altro verso: Qual che tu sii, od ombra, od omo certo» (Blanc). Il Boccaccio spiega: «Per non essere in uso lo suo parlare poetico e ornato a' moderni». (64) nel gran diserto: per quella tenebrosa valle. (66) certo: reale. (68) parenti: genitori. (70) Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi: «Il difficile di questo passo sta in ciò, che Virgilio dice esser nato imperante G. Cesare, mentre nacque l'anno di Roma 684, sotto il consolato di G. Pompeo e di Crasso, allorché Cesare era nelle Gallie. Ma nell'età di mezzo si soleva considerare G. Cesare quale primo imperatore di Roma, nel senso dell'Impero venuto più tardi; onde il Poeta molto bene poteva fare che Virgilio dicesse d'essere nato sotto Cesare, ancorché tardi per poter dire d'essere vissuto sotto di lui; poiché molto più ei visse sotto Augusto, ché alla morte di Cesare non aveva che 25 anni. Il contrapposto della giovinezza passata sotto Cesare, e dell'altra parte di vita vissuta sotto Augusto è come la chiave ad aprire il sentimento del verso» (Blanc). (71) Chiamato il buon Augusto, perciocché, quantunque crudel giovane fosse, nell'età matura diventò umano e benigno principe e buono per la repubblica. (73) quel giusto: Enea. Nel primo dell'Eneide Ilioneo dice a Didone: «A noi era re Enea, del quale non fu alcuno più giusto». (75) superbo: «Ceciditque superbum Ilium» (Eneide, III); combusto: arso. (76) noia: lat. noxia, la pena, il tormento. (79) «Nella immaginazione popolare Virgilio divenne un personaggio mitico ed un possente mago. Vedi la storia di Virgilio in Thom's Early Prose Romances, 11» (Lf.). Vedi anche Domenico Comparetti nella Nuova Antologia. Il Boccaccio: «E portò tanto amore a quella città (Napoli), che, essendo solennissimo astrologo, vi fece certe cose notabili con l'aiuto dell'astrologia; perciocché, essendo Napoli fieramente infestata da continua moltitudine di mosche, di zenzare e di tafani, egli vi fece una mosca di rame, sotto sì fatta costellazione, che postala sopra il muro della città, verso quella parte donde le mosche e i tafani da una palude vicina vi venivano, mai, mentre star fu lasciata, in Napoli non entrò né mosca, né tafano. Fecevi similemente un cavallo di bronzo, il quale avea a far sano ogni cavallo che avesse i dolori, o altra natural infermità, avendo tre volte menatolo d'intorno a questo. Fece oltre a queste, due teste di marmo intagliate, delle quali l'una piangea e l'altra ridea, e posele ad una porta, la quale si chiamava porta Nolana, l'una dall'un lato della porta, e l'altra dall'altro; ed aveano questa proprietà, che chi veniva per alcuna sua vicenda a Napoli, e disavvedutamente entrava per quella porta, se egli passava dalla parte della porta dove era posta quella che piangea, mai non potea recare a fine quello per che egli venuto v'era, e se pure il recava, penava molto, e con gran noia e fatica il faceva; se passava dall'altra parte, dove era quella che rideva, di presente spacciava la bisogna sua». (81) rispuos'io lui: risposi a lui; con vergognosa fronte: reverente, dimessa per rispetto. (84) cercar: attentamente considerare, studiare. (85) 'l mio autore: la fonte a cui aveva attinto, il suo modello. (87) lo bello stilo, che aveva fatto onore a Dante, era quello da lui usato nei suoi sonetti e nelle canzoni. (89-90) saggio: usò Dante per Poeta. Così chiamò nelle Rime il Guinizelli e nel Convito Giovenale; polsi: arterie. (91-94) viaggio: via; esto: questo; gride: gridi. (100) Molti son li animali, a cui s'ammoglia: «Intendi nel senso morale, che molti sono i vizi, come la frode, il furto, ecc., cui volontieri si unisce l'avarizia; e nel senso politico, molti sono i potentati co' quali Roma si collega per far più forte la sua parte guelfa» (Fraticelli). (101) Veltro: «vale levriere, cane da corsa. Trovasi nel significato prop. Inferno, XIII, 126; qui nel significato allegorico. L'Anonimo e il Landino intendono per il Veltro una congiunzione di pianeti il cui influsso deve cagionare mutazioni nella religione e nei costumi (Ueltro, secondo l'antica grafia, anagramma di Lutero). Il Vellutello fu il primo a dire che sotto il nome di Veltro si nasconde Can Grande della Scala, opinione che noi seguiamo, sebbene alcuni moderni col Troya, vogliano che si alluda a Uguccione della Faggiola, di cui non è mai parlato in tutto il poema; o d'un papa santo e degno, il che repugna al concetto fondamentale della Divina Commedia» (Blanc). (103) ciberà: mangerà: «Cibare erba per pascersi d'erba, modo vivo toscano» (Tommaseo); peltro: «Gli Italiani lo prendono per: lo stagno purificato; altri con più verosimiglianza per: lo zinco allora ancor raro, o finalmente per una lega di stagno e antimonio. Dante l'usa qui, evidentemente per un metallo nobile, o per: argento o in genere per: ricchezze» (Blanc). (105) e sua nazion sarà: «Nazione può intendersi e per luogo di nascita e per nazione ghibellinescamente costituita; io prescelgo il secondo, perché Cane fu capo della lega ghibellina; né d'uomo nato nel 1300 si dirà che la sua nascita sarà in tale o tal luogo» (Tommaseo); tra Feltro e Feltro: «L'opinione più probabile è che Dante indichi la città di Feltre nella Marca di Treviso, e Monte Feltro nella Romagna, come confini del dominio di Cangrande della Scala, ma facendoli un poco più ampi del vero» (Blanc). (106) Di quella umile Italia: «L'umile Italia è l'antico Lazio e massimamente Roma capo laziale, che, secondo Dante, vuoi esser diletto a tutti gl'Italici quale comune principio della loro civiltà; Virgilio aveva chiamato il Lazio Humilem Italiam (Eneide, III)» (G.). (107-108) Cammilla: «Figlia di Metabo re de' Volsci, e Turno, figlio di Dauno re de' Rutuli, morirono combattendo per la difesa; e morirono Eurialo e Niso, giovani guerrieri troiani, combattendo per la conquista: donde si ripete il principio dell'impero latino» (Fraticelli); ferute: ferite. (109) villa: città. (111) là onde invidia prima dipartilla: l'invidia di Lucifero che primamente volse le spalle al suo Fattore. Invidia diaboli mors introivit in orbem terrarum: perocché il demonio, invidiando la felicità dell'uomo che doveva succedergli nella gloria da lui perduta, tentò i nostri primi parenti; dalla cui trasgressione venne ogni male. (112) me': meglio; discerno: giudico, quasi decerno. (114) per luogo eterno: attraverso l'Inferno. (116) antichi spiriti: chiama Virgilio tutti quelli che vissero prima di Dante. (117) la seconda morte ciascun grida: «invoca ad alta voce e dice la seconda rispetto alla prima già seguita morte del corpo» (Landino). (122) anima... più di me degna: «Beatrice, la quale a Dante, abbandonato da Virgilio nel XXVII del Purgatorio, apparisce e scopresi nel XXX per indi accompagnarlo al Paradiso» (Landino). «Allegoricamente intende che la ragione umana significata per Virgilio non basterà a mostrargli la gloria de' beati; ma Beatrice che significa la Santa Teologia» (B.). (125) perch'io fui ribellante, ecc.: «alieno dalla vera fede; da quella fede cioè nel venturo Messia, che Dante con tutti i teologi pone essere stata in ogni tempo necessaria per conseguire l'eterna beatitudine» (Landino). (126) non vuol, ecc.: ch'io venga in cielo. (127) In tutte parti, ecc.: in tutte l'altre parti dell'universo stende il potere del suo dominio, ma quivi propriamente risiede e governa. (129) cu' ivi elegge: a stare. (131) per quello Dio: Gesù Cristo. (132) questo male: la selva; peggio: l'eterna dannazione. (134) porta di san Pietro: «Chi consideri prima, che non solo Dante, ma né Virgilio poteva sapere nulla della porta del Purgatorio innanzi che ci arrivasse, e poi, che Virgilio, nonché guidar Dante a vedere questa pretesa porta di San Pietro, lo conduce per essa a traverso tutto il Purgatorio fino alla cima del monte, e da ultimo che qui s'indica di necessità il confine dove Virgilio, cessando di essergli guida, doveva fidarlo ad altra compagnia, il che avviene solo al finire del Purgatorio e quindi al limitare della città di Dio, s'avvedrà che Dante qui segue la credenza generale del popolo, la quale assegna al Paradiso una porta commessa alla custodia di San Pietro, e nessuno si farà ombra di quello che Virgilio e Dante risanno solo sul luogo, cioè che anche il Purgatorio abbia, secondo il Poeta, una porta guardata da un angelo» (Blanc). (135) fai: dipingi, dici. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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